venerdì 7 marzo 2008

Lettera a voi, educatori miei

Lettera a voi, educatori miei.

Mi auguro che tutte le persone adulte che mi stanno vicine si comportino in modo autorevole e mi trattino con affetto, che però non deve diventare troppo ossessivo. Deve essere della giusta misura: cioè deve lasciarmi un po’ di spazio per sentirmi libero, e non troppo ristretto dalle decisioni, sia pur perché mi vogliono bene.

Voglio anche che per ogni mio errore io non venga sempre gravato da sensi di colpa ma che mi si faccia capire con le parole dove ho sbagliato.

Penso anche che siano i figli a dover andare a parlare ai genitori o agli adulti dei problemi che hanno ma non che vengano costretti a parlarne contro la loro volontà.

Bisogna inoltre che cerchino di capire quello che viene detto loro invece che, come delle volte succede, far finta di capire, ma in verità non si ha capito.

Bisognerebbe che i figli si avvicinassero o aiutassero ad avvicinarsi a loro i propri genitori, ma che trovassero anche uno spazio per imparare a stare da soli per riflettere.

Erik (13 anni)

Caro Erik,

nella tua lettera, con semplicità, chiedi delle cose importanti, per voi ragazzi e per noi educatori (genitori, insegnanti, allenatori…): il diritto al tempo e allo spazio personale, il diritto di sbagliare, di essere ascoltato, di essere amato così come sei.

Chiedi di essere accompagnato nel tuo percorso esistenziale con misura; aggiungo anche con la giusta distanza, che lascia il giusto spazio sia alla guida adulta, coerente e autorevole, sia alla tua libertà.

Cercherò di accompagnarti con rispetto ed equilibrio, senza soffocare il tuo volo nella vita (ricordi quando Cipì imparò a volare?).

Io spero che tu possa trovare adulti/educatori autorevoli, capaci di ascolto autentico, che valorizzino la tua identità, e ti conducano a trovare la tua strada. Un grande educatore, medico, poeta, J. Korczak, ha scritto: “un educatore non schiaccia, ma libera; non trascina, ma innalza; non opprime, ma forma; non impone, ma insegna; non esige, ma chiede.” Ricordami spesso queste parole.

Come scrivi nella lettera, anche voi ragazzi avete dei doveri, perché nella relazione si cresce assieme.

Spero che nel tempo tu impari ad equilibrare spinte che adesso ti sembrano andare in direzioni opposte e segnare due strade diverse: gioco e lavoro, occupazione ed impegno, cura del corpo e dell’animo, “zone selvagge e zone sistemate”. Non devi temere di dover scegliere l’una o l’altra, devi solo conciliarle, a seconda del tempo e della circostanza.

Un po’ lo stai già facendo, quando allegro cerchi occasioni chiassose, poi appagato leggi tranquillo un Topolino; libero, nell’ampio specchio del lago, sfidi il vento in windsurf e poi, rannicchiato accanto a me, cerchi un nido che ti protegga. Sorridente, affettuoso e coccolone lo sei sempre, così come sei sempre occupato in mille faccende, in mille pensieri… fermati, prendi tempo, una cosa alla volta e con impegno.

Gli opposti sono apprezzabili, vanno in un’unica direzione, se saprai esplorarli con passione e autenticità.

Spero di poterti aiutare a prendere possesso del tuo mondo interiore, di quel giardino segreto nel quale sostare, pensare, ma dal quale anche uscire per integrarti nelle relazioni più profonde e vere.

Per concludere, caro Erik, spero che l’amore e la nostra casa siano sempre per te un rifugio, una spiaggia sicura sulla quale adagiarti o dalla quale ripartire verso nuovi orizzonti carichi di speranza.

Mamma

2 commenti:

france ha detto...

ciao Katia!
non so se sia il caso di fare il terzo elemento tra educatore ed educando....ma volevo farti notare, che Erik, con molta semplicità ha già detto tutto su come deve essere la relazione educativa!
Complimenti per la sua sensibilità
un abbraccio vero
france

Katia ha detto...

Infatti, France, quando ho letto la sua lettera gli ho detto che è riuscito a cogliere un principio pedagogico fondamentale. La mia risposta è il sunto delle riflessioni che poi abbiamo fatto insieme.
Ora, con il terzo, tutti gli elementi della relazione educativa sono in essere.
Ciao