Sembra faccia tendenza il boicottaggio: dalle lezioni, all’intervento del Papa, alla partecipazione d’Israele alla Fiera del libro di Torino. Il tutto suona sempre di politica, della quale, peraltro, non mi sono mai occupata, né intendo farlo; la seguo a distanza, poiché ritengo che poco possiamo, pur illudendoci, noi cittadini, i giochi si fanno altrove. In parte la mia sfiducia è un modo per mascherare una mancanza di impegno e incapacità, perché, come molti, curo il privato orticello e guardo il pubblico da lontano; in parte è motivata dall’andamento della gestione del nostro Paese.
In questi giorni, la crisi di governo, il commissariamento dell’Italia, dalla sanità all’immondizia, i traghettamenti politici, la legge elettorale, ecc. mi suggeriscono alcune riflessioni.
Marini ha rimesso il mandato nelle mani del Capo dello Stato, si avvicinano le elezioni. Si apriranno le danze politiche, i discorsi programmatici, la ricerca di alleanze; chissà quanti altri partiti nasceranno, affinché possiamo esercitare il nostro diritto al voto. In questa frenetica ricerca del consenso, qualcuno penserà ad occuparsi della res pubblica (nell’accezione latina, cosa del popolo), del quotidiano, dell’economia, delle fasce più deboli, della scuola (andremo verso un’altra riforma?), della salute, ecc.? Io spero che i nostri politici si ricordino che oltre ai numeri c’è la polis, c’è il cittadino, ci sono i giovani e c’è il bisogno di tornare a confrontarsi su temi concreti, secondo principi di responsabilità e libertà. Su questo, vietato boicottare.
Nessun commento:
Posta un commento