sabato 26 gennaio 2008

Per non dimenticare

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27 gennaio 1945: viene liberato il campo di sterminio di Auschwitz.

27 gennaio 2008: Giorno della memoria, per non dimenticarela Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. (L. 211 del 20/07/2000, legge istitutiva della giornata).

Per non dimenticare le persone sterminate per l’origine etnica, per la diversa inclinazione sessuale, per il loro credo politico e religioso, per aver rifiutato di unirsi alle truppe del Terzo Reich…

Per riportare a memoria che ancora oggi la storia si ripete, in molti Paesi, con persecuzioni, conflitti, orrori, dei quali non si parla o ne abbiamo solo consapevolezza mediatica…

Per non dimenticare, posto due poesie dei 15000 bambini ebrei che vissero, più o meno a lungo, nella città-ghetto di Terezin, prima di essere deportati nel campo di sterminio di Auschwitz. Di quei 15.000 tornarono meno di 100. Di loro restano soltanto un pacco di disegni e qualche decina di poesie, a ricordarci le sofferenze e le speranze perdute, ma anche la loro fiducia in un futuro migliore.

Terezin


Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
Da troppo tempo siamo una schiera di maledetti
che vuole stringere le tempie dei suoi figli
con le bende della cecità.
Quattro anni dietro a una palude
In attesa che irrompa un’acqua pura.
Ma le acque dei fiumi scorrono in altri letti,
in altri letti,
sia che tu muoia o che tu viva.
Non c’è fragore d’armi, sono muti i fucili,
non c’è traccia di sangue qui: nulla,
solo una fame senza parole.
I bambini rubano il pane e chiedono soltanto
di dormire, di tacere e ancora di dormire …
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
Neppure gli anni potranno cancellare
tutto ciò.

Anonimo

La farfalla


L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

Pavel Friedman (1921 – 1944)

2 commenti:

france ha detto...

e brava katia!
ci sei riuscita...

Katia ha detto...

Sì, ma ho utilizzato ImageShack, anche seguendo il suggerimento di Remo non riuscivo a caricare l'immagine.